IO SONO TENEBRA: la Recensione di Carlo Alberto Pari
Be’… a parte la tempestività della realizzazione recensoria, continuo a stupirmi per la capacità di Carlo Alberto Pari di cogliere il cuore delle questioni (in questo caso per nulla facile) e quindi trasformarlo in sintesi perfetta e autosufficiente. Autosufficiente nella misura in cui basterà leggere le scorrevoli righe per farsi un’idea quanto mai esaustiva di quello che si troverà nel romanzo. Come recensore Pari è veramente talentuoso. Se si considera che a volte è assai più difficile recensire un libro piuttosto che scriverlo. Lo ringrazio moltissimo. N@ndo
“Indipendentemente dal giudizio sullo scrittore, che è insindacabilmente soggettivo, di certo, l’originalità dei romanzi di Ferdinando Balzarro è fuori discussione, così come la razionalità delle considerazioni sulla vita, mai moderate, non certo accattivanti, spesso crude, qualche volta estreme, oggettivamente realistiche. “Io sono tenebra” è un romanzo, il cui titolo è esplicativo del contenuto. Racconta la vita, vista da una sfumatura estremamente inusuale, che crea nel lettore interesse, compassione, commozione e ansia. Soprattutto, porta a meditare su quello che diamo ogni giorno per scontato, quindi, poco prezioso. In realtà, nulla è lapalissiano nell’esistenza umana, tutto può variare in un attimo, non esistono sicurezze, siamo estremamente fragili ed indifesi, non solo di fronte alla natura, che comunque utilizziamo a nostro uso e consumo, deturpandola selvaggiamente, ma anche di fronte alla casualità degli eventi, o più banalmente, all’impossibilità di eludere le malattie o le menomazioni. Ruben è un non vedente dalla nascita. Descrivere ciò che vive una persona che non ha mai avuto il dono della vista, è opera improba, estremamente coraggiosa, che solo uno scrittore attento, realista fino alla pignoleria, può tentare. Ruben è un uomo bello, con significative disponibilità economiche, molti interessi, diversi amori che si susseguono nel buio della sua vita, fino a quando s’innamora di una donna povera, ma estremamente affascinante. Romina non è certo una moglie ideale, poco incline alla routine matrimoniale, troppo libera, troppo frustrata dalle pregresse differenze di vita tra lei ed il marito, in una parola: cinica. Tanto cinica, da farsi probabilmente odiare anche dal lettore. Quando il matrimonio arriva sull’orlo del naufragio, i coniugi sottoscrivono un patto, quasi commerciale, che porta alla nascita di Luce. Nei vent’anni successivi accadono tanti eventi, spesso tragici, contornati da sprazzi di estrema umanità. Il finale è drammatico, ma tenero, improbabile, ma auspicabile. Ruben e Luce, nel buio della vita, illuminati dall’amore. Il racconto è estremamente eccentrico, articolato e complesso il rapporto tra gli attori, magistrale la regia, ammalianti e persuasive le considerazioni sull’esistenza.”
Carlo Alberto Pari
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IO SONO TENEBRA e la figlia chiamata Luce
Ruben è non vedente dalla nascita. Figlio unico di famiglia benestante. Malgrado il grave handicap conduce una vita tutto sommato gradevole.
Amato dalle donne per la sua bellezza, intraprendenza e talento, può permettersi intense attività amatorie e sessuali. Brevi amori, tradimenti, esperienze erotiche e tragici abbandoni.
Ruben finirà poi per innamorarsi e presto sposare Romina, esuberante bellissima giovane conosciuta al ristorante.
L’indole trasgressiva di Romina, la vita sregolata e spendacciona, i continui tradimenti, in breve tempo indurranno Ruben a pretendere il divorzio.
Romina, spaventata di dover rinunciare alla vita agiata, non solo non concede il divorzio ma, provocatoriamente, propone a Ruben di procreare.
Sebbene poco convinto dell’opportunità di avere un figlio con lei, sedotto dall’idea di dare finalmente senso e scopo alla sua buia esistenza, accetta l’offerta.
Nasce una bellissima bimba che chiameranno Luce.
Poi un avvenimento tira l’altro come se la mano di un prestigiatore beffardo li traesse dal suo misterioso cilindro per un’inimmaginabile sconcertante conclusione.
“IO SONO TENEBRA è il Romanzo di una vicenda per certi versi sconcertante, sebbene le conclusioni aprano qualche squarcio di luce proprio là ove il buio si fa denso. Rubens, il protagonista della storia, è cieco dalla nascita ma, malgrado questa gravissima menomazione, riesce a condurre una vita piena di avventura e narcisistica soddisfazione. Non mancheranno drammatici colpi di scena e altrettanto imprevedibili soluzioni. Non è stato facile immedesimarmi per tutte le 108 pagine del romanzo nello spirito, come nella pratica quotidiana e rapporto col mondo che conduce chi non ha mai potuto vedere nulla della realtà che lo circonda. Un’esperienza intensa che ho molto amato scrivere.“
Ferdinando Balzarro
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FERDINANDO BALZARRO
Professore di Educazione Fisica, nel 1965 Ferdinando Balzarro diviene uno dei primi allievi del Maestro giapponese di Karate Hiroshi Shirai.
Nel 1967 Balzarro vince a Vienna i Campionati europei di Kumite a squadre. Da quel momento si susseguono vittorie in questa specialità sia a livello italiano che internazionale.
Nel 2005 gli viene conferito il grado di VIII Dan e nel medesimo anno diviene Direttore Tecnico del settore Karate-Dō nella Federazione Italiana Arti Marziali.
Ferdinando Balzarro si è dedicato anche al paracadutismo sportivo, in particolare al paracadutismo acrobatico. È stato fra i dodici italiani che hanno partecipato al record mondiale di “Grande Formazione” nel dicembre 1999 ad Ubon (Thailandia).
In questi anni, inizia il suo percorso nel mondo della scrittura. Nel 2001 esordisce con il libro autobiografico Bagliore, a cui seguirà Il Sangue e l’Anima.
Nel 2002 è la volta di Plenilunio e Il Solista. Nel 2005, Punto vitale vince il Premio Carver.
Nel 2006 nasce Lupo, affannosa ricerca del significato della vita e metafora sull’ingiustizia universale.
Nel 2007 viene pubblicato Cuore di Diavolo, dove si intrecciano amore, passione, erotismo, sofferenza e tragicità.
Il Secondogenito, riflessione amareggiata e disillusa sul divino, vince nel 2008 il Premio speciale Martina Franca Festival e nel 2009 il Premio Parolesia.
Nel 2009 esce Il cane che aspettava le stelle, un’intensa dichiarazione d’amore per una compagna di viaggio speciale, estranea alle debolezze disarmanti degli esseri umani.
Il 2011 è l’anno de Il bene e il male: pensieri di un Maestro, dove la vita e l’Arte, oltrepassando i propri confini, si fondono e creano essenza, pensiero e metodo.
I romanzi di Ferdinando Balzarro scendono nelle viscere dell’animo umano, esplorano gli anfratti più reconditi, e ci restituiscono storie scomode, ma mai scontate.
Balzarro non si esime dall’onere di raccontare le debolezze del genere umano, schiavo dei propri desideri.
L’appagamento di questi desideri, talvolta, diventa lo spartiacque delle scelte compiute dai personaggi dei suoi romanzi.
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